Certamente sì, quando si tratta di avvenimenti grandi. In quegli anni ne sono passati di grandissimi.
Il rapimento di Aldo Moro e la strage di via Fani. Fabrizio ne fa un drammatico disegno di una intera pagina.
E seguono scritti su scritti, anche lunghissimi. Siamo soltanto in seconda elementare. Alla pagina 6 ci sono le commozioni di Eleonora, e di Liliana. Eleonora racconta che l'autista di Moro era amico di suo papà carabiniere e di sua mamma e che i morti erano cinque padri di famiglia.
Alla pagina 7 c'è Flavio che scrive la cronaca della sparatoria e la disegna anche. Poi tutti gli altri raccontano fatti ed emozioni, Giorgio, Massimo, Franco, Antonio ed ancora Fabrizio, Stefania, Sabrina Marina e Monica.
Fanno tenerezza con le impressioni e le imprecisioni ed anche con i disegni.
In quell'occasione tragica non ne abbiamo fatto una discussione collettiva in classe, come per altri avvenimenti. Ho giudicato che l'impatto emotivo si sarebbe moltiplicato diventando troppo forte. Ognuno ha scritto quel che sentiva. Eravamo già tutti abbastanza sommersi di angoscia. Loro, piccoli, di seconda elementare, non potevano essere esclusi, ma non era giusto calcare la mano.
Passano due anni, siamo in quarta e ancora bisogna parlare di terrorismo. In “Senza paura” del 1980 ci sono ancora racconti, riflessioni, indignazioni e disegni “Perché ammazzano i giudici?”
Eppure a quei miei
meravigliosi alunni, non viene risparmiato neanche l'attentato al Papa. Quella
volta le lettere spontanee le abbiamo scritte su carta e le abbiamo fatte
portare a San Pietro, direttamente, come segno di affetto e di augurio.
Nel giornalino
della classe quinta, maggio 1981, ne vengono pubblicate quattro solamente. A pag. 55. Nella seguente 56 Stefano, sempre
pieno di immaginazione, riscrive la scena dell'attentato, inventando dialoghi e
invettive realistiche, addirittura in dialetto. E Liliana ci mette un bel
disegno del Papa benedicente a figura intera.
