mercoledì 6 agosto 2014

I genitori, i colleghi e fortune varie

I genitori dei miei alunni si sono lasciati coinvolgere credo con convinzione. Già è stato citato il padre che ci comprava la carta, l'altro padre che ci faceva la lezione dall'uva al vino, il padre ingegnere che ci guidava a misurare il campo, il padre dipendente del municipio che ci metteva in contatto con gli amministratori. Col secondo gruppo mi ha incoraggiato molto un papà che noi, affettuosamente tra noi chiamavamo “il ragazzo padre”. Era rimasto solo a crescere il figlio, non sappiamo bene dove e perché la moglie se ne fosse andata. Con loro anche la nonna, volonterosa, ma molto affaticata. Questo ragazzo-padre veniva sempre agli incontri, controllava, suggeriva, sollecitava, criticava, polemizzava.  Trovava il tempo nonostante gli impegni di lavoro. Di mestiere faceva un po' di tutto, per esempio manovale o pittore di interni. Per la classe è stato di stimolo e di aiuto. Era simpatico e intelligente, oltretutto un bel ragazzo. Il figlio gli somigliava, in intelligenza, vivacità, allegria e aspetto.

Le mamme come al solito sono state sempre le più collaborative. Senza il loro aiuto non sarebbe stato possibile preparare i giornalini così come sono andati trasformandosi.   Per riempirne le pagine sarebbero bastati gli scritti e i disegni dei ragazzi, visto che avevo scelto di farceli entrare tutti. Ho evitato di fare esclusioni   e di privilegiare alcuni rispetto ai meno dotati. Mi sono sentita inadeguata ad affrontare la nascita di un testo collettivo pilotato dall'insegnante anche se qualche volta in modo quasi naturale ci siamo andati vicino per le lettere ai gemellati.  Via via che andavamo avanti le scoperte di storia e di arte avevamo bisogno di riascoltare le registrazioni degli accompagnatori. Nasceva quindi la necessità di trascriverle per farcene un nostro originale e più ricco libro di testo.  In questo senso i giornalini non erano rivolti all'esterno ma dovevano essere uno strumento di studio e di riflessione. Perciò bisognava stamparli entro un tempo ragionevole per poterli rileggere e commentare in classe e studiarne la parte necessaria. Per l'ultimo gruppo classe, occorreva anche avere il tempo necessario per spedirli alla classe gemellata, in un numero di copie abbastanza utile.

Si comprende perciò quanto tempo fosse necessario per la trascrizione delle registrazioni.  Infatti, in una nota, ringrazio in particolare due mamme che in questo lavoro hanno dedicato molte ore.  In più bisognava trascrivere a macchina gli scritti dei ragazzi, che per ragioni di spazio non potevano essere riportati scritti a mano.

In classe i genitori, anziché i soliti regali all'insegnante, mi avevano recuperato una macchina da scrivere usata e non troppo moderna, sui quali gli scolari si esercitavano a turno. In particolare se ne serviva il ragazzo dislessico. Ma la qualità delle loro trascrizioni non era tale da poter essere utile per il giornalino.

Quando andavamo alle visite esterne, se la mia classe era sola, occorreva che la rappresentante di classe si aggiungesse come accompagnatrice. In effetti una sola insegnante con una ventina di ragazzini, in mezzo al traffico e in luoghi aperti può avere qualche problema.  Una volta ho avuto difficoltà. Davanti a scuola ci aspettava già l'autobus urbano con la scritta “Riservato”, ma io stavo in segreteria telefonando febbrilmente a tante madri chiedendo aiuto, visto l'improvvisa indisponibilità della rappresentante di classe. Tentativi a vuoto, così al limite. Quindi discorso ai ragazzi. Siamo soli. Se il direttore se ne accorge fa ritornare indietro l'autobus e la Campitelli ci aspetta inutilmente a piazza Navona.  Sta a voi scegliere il comportamento più corretto.  Se vi impegnate, io rischio un bel rimprovero, ma andiamo. Patto concluso.  Ricordo con un po' di orgoglio la bella fila da piazza di Sant'Andrea della Valle a Piazza Navona, con i due più vivaci a guidare e controllare in testa e in coda, seri attenti. Con la gente attorno che ci ammirava. E alla piazza nessuna sosta per merenda né richieste di bagno.   Piccola pausa per sete e fame, quindi al ritorno tutti seduti e trionfanti, nella felicità dell'autista che aveva temuto una torma turbolenta e rumorosa.

Solo adesso, se l'anziano direttore che ancora abita da queste parti leggerà questa confessione, mi potrà fare la lavata di testa per quella mia trasgressione.

La lezione su Piazza Navona la troverete nel capitolo sui beni culturali. Aggiungo che la gestione del registratore affidata secondo turno, è poi passata alle mamme che l'hanno trascritta e ne abbiamo tratto una parte che sta alle pagine 9 e 10 del fascicolo “Roma Barocca”