lunedì 7 luglio 2014

1.3. Le regole, la legge della classe e l'educazione alla cittadinanza

Fin dalla prima classe è stato necessario affrontare il problema delle regole. L'importanza del comportamento di ogni singolo quando si trova a far parte di una comunità è condizione essenziale allo svolgimento di un obiettivo.

Ho già accennato che consentivo ai bambini di cambiare posto e di cambiare il vicino di banco. Questo crea un po' di confusione nei primi tempi, quando devono ancora consolidarsi o completarsi le conoscenze. Volevo che tutti diventassero amici di tutti, che non ci fossero preferenze o differenze anche tra maschi e femmine. Appena possibile raggruppavo i banchi in modo da creare gruppi misti e variabili. Quando serviva ci si metteva a ferro di cavallo.

Questi spostamenti richiedevano regole di comportamento e all'inizio la presenza costante dell'insegnante.


I primissimi giorni avevo preparato dei cartellini ripiegati a metà, in modo da poterli poggiare sui banchi, con i nomi di battesimo da una parte scritti in corsivo e dall'altra in stampatello. Ognuno doveva mettere il proprio cartellino davanti a se ogni giorno. Questo aiutava anche me, e stimolava tutti a riconoscere il proprio nome, e abbastanza in fretta anche quello degli altri. Ognuno vi arrivava in modo diverso, chi per la conoscenza della lettera iniziale, chi dalla lunghezza del nome (c'era un Massimiliano), chi dalla conoscenza delle lettere appresa in precedenza alla scuola materna o coi genitori.

Le regole nascono quasi da sole. I bambini stessi sono talmente ricettivi e spontanei che si intendono da soli, hanno diritto all'inizio a qualche preferenza e simpatia, capiscono che è giusto poter stare a turno ai primi posti o vicino alla finestra. La scelta di farli lavorare in gruppo, di mettere qualcuno ad aiutare qualcun altro, di recitare scenette a più voci, di venire alla cattedra a raccontare o a leggere, disegnare e colorare sullo stesso tabellone, tutto ciò stimola la conoscenza e crea l'amicizia. Anche il mettersi in fila all'uscita offre il pretesto di coesione e parità. Più avanti saranno preziosi i servizi a turno, grande risorsa organizzativa e funzionale.

E' soltanto il secondo anno che nasce una vera discussione sulle regole in nove punti, discussa, scritta e votata da tutti.


Pag. 8 dal "Quaderno della classe" del 30 novembre 1977.

I servizi a turno sono stati nei vari anni una strada preziosa per l'allenamento al rispetto di regole predisposte di comune accordo e allo svolgimento di precisi incarichi più o meno graditi, ma utili al lavoro della classe. Ogni giorno gli incaricati dedicavano almeno un quarto d'ora a registrare le assenze e il clima, a curare le piante, a distribuire libri e quaderni, a frenare intemperanze e chiasso, a chiamare le coppie per la formazione della fila all'uscita, a gestire e custodire i soldi della cassa, a gestire e custodire il microfono, e nelle uscite a tenere e manovrare il registratore e le cassette relative.

E' stato un percorso tutto da inventare, perché era necessario avere tanti servizi a turno quante erano le coppie di scolari ed era necessario che anche le coppie fossero mutevoli, cioè non sempre formate dagli stessi nomi. E non sempre due maschi e due femmine. Erano anche previste le modalità in caso di assenze e se gli alunni erano in numero dispari a chi toccava restare da solo nell'incarico.

Credo che si possa intuire questa complessità dalle tabelle ancora non perfette pubblicate in seconda classe con le osservazioni di Emanuela, che in quelle due settimane di aprile le ha preparate

In quell'anno occorrevano due settimane per impegnare tutti i ragazzi. Negli anni seguenti aumentando il numero dei servizi, ogni scolaro aveva incarichi sempre differenti di settimana in settimana. Ho potuto aggiungere l'incarico della gestione della biblioteca, i permessi al bagno, di fine fila, cioè stare in coda alla fila con incarico al controllo dei comportamenti.


Per l'educazione alla vita collettiva o comunitaria erano importanti anche gli incontri e i contatti con gli amministratori comunali, e con le osservazioni di vita dei genitori e dei nonni. Importanti le testimonianze che parlano della guerra e delle miserie lontane.
 


 
Più o meno ci si è sempre riferiti a quella prima “legge della classe” formulata in seconda. Soltanto in quinta si è sentita l'esigenza di discuterne e formularne una più completa, che è stata stampata a parte e regalata con un po' di pomposità al sindaco Petroselli nel maggio dell'81.

E' composta di nove articoli, più la nota finale.

Vi prego di notare non tanto i disegni quanto le frasi a fumetto che una bambina vi ha spontaneamente aggiunto. Le avevo fatto fretta per correre a stampare. Quando mi sono fermata a osservare disegni e frasi, ne sono stata meravigliata e felice.

Mi si chiederà se tutte quelle belle intenzioni e disposizioni siano state in pratica attuate e rispettate.
Devo rispondere con un quasi sì.

In generale l'atmosfera e l'impegno sono state buone, ma non sono mancati momenti di crisi e qualche sconfitta. Una sconfitta che non mi sono spiegata allora e che ancora mi rattrista è quella della discussione sulla parità e uguaglianza di diritti tra maschi e femmine. In pratica in quei due gruppi classe di cui mi occupo in queste pagine, erano accettate le coppie miste di ragazzi e ragazze, si accettava di stare al banco insieme, ma nelle discussioni assolutamente tutti i maschi e anche molte bambine, sostenevano a spada tratta la supremazia dei maschi e i conseguenti maggiori diritti in famiglia e nella società. Tutti i miei sforzi di esempi o ragionamenti sono stati inefficaci e ancora me ne dispiaccio. Soltanto alla fine del ciclo elementare c'è un disegno e una riflessione di Cristina sui diritti delle donne e sul diritto alla parità salariale.


 

A proposito del lungo discorso sulla parità tra maschi e femmine, debbo notare che tutti ragazzi dell'altro gruppo classe, nel tradurre in romanesco la ballata del santo Natale, sono stati felici di cambiare il finale nel far nascere non un Gesù Bambino, ma “una “ Gesù bambina. Forse l'hanno presa per allegria. Forse eravamo già qualche anno avanti.

Non è stato mai necessario ricorrere a quanto previsto nell'ultimo paragrafo della legge, in caso di gravi comportamenti. Tra l'altro, anche l'assegnazione del punteggio da farsi nell'ultimo sabato di ogni mese coi punti negativi e positivi da assegnare a votazione segreta, non è mai stata messa in pratica. Credo prevalentemente per mancanza di tempo, ma anche perché norma velleitaria e farraginosa, oltreché inutile.

La legge della classe